Una vacanza in Salento tende a concentrarsi, soprattutto in estate, sulle sue coste, ricche di baie e spiagge sabbiose che ben poco hanno da invidiare a località più esotiche.
Eppure questa calorosa terra custodisce nel suo interno un cuore antico e autentico rappresentato dalla Grecìa Salentina, una sorta di enclave linguistica dove si parla ancora oggi il dialetto griko. Di questa comunità fanno parte all’incirca 12 comuni e all’ingresso di ognuno un cartello accoglie i visitatori con la frase Kalòs Irtate, ossia Benvenuto.
Si pensa erroneamente che questa lingua così affascinante e melodiosa sia retaggio della colonizzazione greca del III a.C.: in realtà si diffonde tra il 535 e il 553 quando, durante la guerra greco-bizantina, alcuni migranti greci raggiunsero le coste salentine.
Alla scoperta di Soleto
Tra i comuni più noti della Grecìa Salentina c’è Soleto, citata anche da Plinio il Vecchio come Soletum. Prima di diventare colonia greca, Soleto nasce come centro messapico, di cui restano visibili ancora oggi alcune antiche sepolture.
Il periodo di massimo splendore Soleto lo raggiunge prima con Raimondello Orsini del Balzo, tra il XIV e il XV secolo, e poi con Maria d’Enghien.
Passeggiando nel bellissimo centro storico di questo borgo della Grecìa Salentina, si ha la sensazione di fare un salto indietro nel tempo, tra eleganti dimore gentilizie rinascimentali e portali barocchi riccamente decorati.
L’attenzione è catturata in particolare dai palazzi Gervasi, Attanasi e Carrozzini, senza dimenticare la Porta San Vito: in passato al borgo, cinto da mura, si accedeva tramite quattro porte, di cui oggi resta solo questa porta monumentale del XIV secolo sovrastata da un elegante statua in pietra della Vergine Maria.
La guglia del Raimondello e la Chiesa di S. Stefano
Il simbolo indiscusso di Soleto è senza dubbio la Guglia di Raimondello: è alta ben 45 m e termina in una piccola cupola del XVIII secolo, ricoperta di mattonelle gialle e verdi, mentre all’ultimo dei suoi cinque piani la guglia è impreziosita da bifore e colonne tortili.
Una leggenda narra che sia stata costruita in appena una notte da quattro diavole, ma la realtà è molto più semplice. Certamente non si tratta di un campanile perché non vi è alcuna traccia di campane: la guglia è stata eretta in stile tardo-gotico, per volere di Raimondello Orsini del Balzo per mero scopo ornamentale e simbolico, a voler rimarcare in maniera scenografica il dominio latino in una terra ellenica.
Tra le più belle chiese di Soleto spicca quella di Santo Stefano, testimonianza trecentesca della vivida cultura greca. La bellezza dell’edifico è soprattutto al suo interno, ricco infatti di affreschi bizantini e di pitture del XIV-XV secolo tra cui spicca un originale Gesù adolescente tra i vescovi e soprattutto l’Arcangelo Michele in vesti angioine che domina dall’alto il Giudizio Universale, con i dannati da una parte e le anime salve dall’altra.
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