Le Masserie”
Tratto da uno scritto di Don Renato Delos
Il canto di un gallo si sente al mattino
ed un altro risponde dalla sinistra.
Riprende così la vita nella masseria che sia a Martignano o a Sternatia.
Incontro la massera: Il pane lo ha già infornato?
Il padrone è intento a spargere il letame,
mentre Tore comincia a falciare:
c’è tanto da fare e bisogna sbrigarsi.
Il maiale grugnisce e lo senti da lontano
mentre la capra ha paura e va nel campo di grano:
un gatto dalle sette vite rincorre una farfalla,
un cane stanco morto è adagiato su una “balla”.
l’asinello raglia perché non ha più da mangiare,
la gallina sta facendo un uovo sulla paglia
starnazzano le oche sulle loro zampe palmate
le tartarughe fuori preannunciano l’arrivando dell’estate.
Così è la vita di ogni Masseria
si zappa e si lavora, ma sempre in allegria.
E quando poi la sera è finito tutto
Li vedi tutti quanti a parlare intorno al fuoco.
La masseria Mienzi, Gesuini, Carrare e Chicco Rizzo!
La masseria Caloveri e Stomei invece sono da un’altra parte!
In tutte sono entrato e tutte le ricordo
come un bel sogno che non voglio scordare.
Caloveri e Stomei! Ricordo che d’estate
ci sono andato tante volte in bicicletta.
E la nonna Ronzina, proprietaria della masseria Mienzi,
non mi faceva mai tornare a casa senza portarmi via qualcosa.
Però sappiamo anche che poco ci è rimasto
di quello che una volta era un bel posto.
Così li Gesuiti sono tutti franati
e hanno perso il lustro degli anni ormai passati.
Alla masseria Carrare invece non andavo mai volentieri
(e questo lo ricordo come se fosse ieri),
perché io andavo lì a raccogliere il tabacco
e quando tornavo ero sempre molto stanco.
Però ricordo che mi piaceva sempre guardare il sole all’alba
e la meridiana, che ancora trovi incisa,
ci faceva sapere, senza orologio, ora precisa.
La masseria Chiccu Rizzu, invece, era la masseria
da dove sempre contento tante volte andavo e tornavo.
Mio padre mi portava per comprare il grano
così ho conosciuto un uomo, molto cristiano.
Mi faceva vedere le mucche, i cavalli e gli asinelli
e mi mostra anche gli “mbili” e i “tristieddi”.
Il siero e la ricotta poi mi faceva assaggiare
e mi trattava sempre proprio come un figlio.
Io so che da sempre esiste questa contrada:
offriva ristoro ai cambi della posta di una volta.
Cavalli e diligenza arrivati da lontano
trovavano in questo posto chi li dava una mano.
Ora sono passati gli anni e tutto il rinnovato:
l’ambiente è pulito e tutto assai curato.
Se vai a vedere ora è tutta un’altra cosa:
può andare chi è in vacanza e anche chi si sposa.
Ma resta la bellezza di questa masseria
e anche i dottori una grande cortesia.
Però io penso anche (ed è proprio così!)
a chi mi manca tanto: Ntonuccio Carcagnì.