Il suo nome evoca vacanze estive all’insegna di un mare straordinariamente turchese, di serate passate sulla spiaggia al chiaro di luna e di spiagge dall’aspetto esotico: Otranto è questo ma anche molto altro, grazie all’intensa storia che si porta sulle spalle e che ancora oggi si legge sui suoi monumenti e chiese. Otranto è considerata la cittadina italiana più a est del Paese, quella che per prima vede l’alba: il vicino Faro di Punta Palascia, tra i più importanti del Mediterraneo, regala alcune delle aurore e dei tramonti più belli in assoluto, senza contare che nello spettacolare tratto di mare antistante le acque del Mar Ionio e dell’Adriatico di fondono in un’unica distesa d’acqua infinita.
Primo giorno nel centro storico di Otranto
Il nome Otranto secondo alcuni richiama Odronto, il piccolo colle sul quale sorge la cittadina mentre secondo altri rimanda al fiume Hydruntum che percorre la Valle d’Idro. Il borgo è stato fondato dai greci, per poi diventare municipio romano nel 757 e successivamente dominio di popoli quali bizantini, angioini, aragonesi, veneziani fino ai francesi. Ogni dominazione ha lasciato tracce in questa cittadina fortificata, il cui patrimonio storico-artistico può essere visitato in due giorni a partire dal centro storico: per accedervi si oltrepassa la Porta Alfonsina, unico accesso che si apre sulle antiche mura che cingono la cittadina prospiciente il mare. Il cuore antico di Otranto è un gioiellino storico fatti di vicoli stretti, ripide salite, botteghe artigianali, cortili e piazzette con sullo sfondo la costante presenza del mare, che spesso ha rappresentato un pericolo per Otranto perché da qui provenivano i maggiori pericoli.
Emblematico l’anno 1480 quando arrivarono i pirati saraceni, portando morte e devastazione tra le mura della città e nella meravigliosa Cattedrale di Santa Maria Annunziata. La chiesa normanna risale al 1088 e ha una facciata con tetto a spiovente dove spiccano un rosone in stile gotico arabo del XV secolo e un portale barocco del 1764. All’interno sorge la Cappella dei Martiri dove sono custoditi i teschi e i resti ossei dei cristiani uccisi nella stessa chiesa e sul Colle di Minerva dai turchi di Maometto II. Il vero gioiello della Cattedrale è anche il mosaico pavimentale raffigurante l’Albero della Vita e realizzato nella metà dell’anno 1100 da un monaco dell’Abbazia di San Nicola di Casale: rappresenta una sorta di percorso iniziatico che l’uomo deve intraprendere per raggiungere la salvezza della propria anima e raffigura non solo figure religiose ma anche fantastiche e mitologiche come Artù, la dea Diana e personaggi del Ciclo Bretone.
Ancora più antica è la chiesetta bizantina di san Pietro, all’interno della quale sono custoditi affreschi bizantini tra i quali La Lavanda dei Piedi del Cristo.
Il Castello Aragonese e le spiagge più belle
Il secondo giorno a Otranto non può non cominciare dall’altro simbolo della cittadina ovvero il Castello Aragonese affacciato proprio sul mare cristallino che bagna la cittadina salentina. Nonostante la versione attuale, progettata da Ciro Ciri per volere di Ferdinando I d’Aragona, risalga alla fine del ‘400, la primissima pietra del castello fu posta nel lontano anno 1000 prima che i turchi distruggessero tutto.
Il Castello Aragonese è cinto da un fossato ed è formato dal Forte dove alloggiava la guarnigione e dalla Fortezza Rossa costruita in mattoni: al cortile interno, dal quale si raggiungono le camere del piano superiore tramite una scala, si accede varcando il monumentale ingresso principale sovrastato dallo stemma di Carlo V.
Il castello di Otranto incanta e affascina oggi come in passato e lo scrittore Horace Walpole vi ha addirittura preso ispirazione per scrivere il romanzo “Il Castello di Otranto”, a tutti gli effetti il primo romanzo gotico del panorama letterario. Questa fortezza, sede di eventi, mostre di grande richiamo e perfino giornate medioevali con tanto di figure d’epoca, appare oggi luminoso e bellissimo alla luce del Salento: eppure si narra che di notte si aggiri lo spettro di un cavaliere senza testa che, con tanto di spada sguainata, si aggira per le mura del castello in cerca di nemici da combattere. Chi prova a dare un fondamento storico a questi ipotetici avvistamenti giura che si tratti del fantasma del conte Giulio Antonio Acquaviva, morto proprio durante un assedio dei Turchi alla città.
Le mura del castello saranno pure infestate ma il panorama che regala sul porticciolo sottostante e le barche ormeggiate che sembrano galleggiare sul mare trasparente è semplicemente spettacolare.
Chi volesse suggellare la visita a Otranto con un bagno in mare può approfittare delle spiaggette cittadine oppure raggiungere Alimini, Torre dell’Orso con gli iconici faraglioni che emergono dal mare oppure Baia dei Turchi: la leggenda vuole che su questo arenile fatto di soffice sabbia bianca circondata dalla profumata macchia mediterranea, siano sbarcati i turchi proprio nel 1480, quando Otranto conobbe la loro furia distruttiva.
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