Tra le zone più suggestive e autentiche del Salento, a pochi km da Lecce, si trova la Grecìa Salentina. Si tratta di una enclave linguistica dove si parla ancora il dialetto griko, testimonianza della presenza di coloni orientali in epoca bizantina. Ne fanno parte 12 comuni e tra questi c’è Sternatia, nel cui territorio la presenza umana è antichissima come è dimostrato dalla presenza di tre menhir di epoca neolitica. Leggi tutto “Cosa vedere a Sternatia, nel cuore della Grecìa Salentina”
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Porto Selvaggio: un paradiso incontaminato nel Salento
Il Salento è una delle mete balneari più popolari, ricco di candide spiagge bagnate da un mare cristallino.
Una perla di questa splendida regione è sicuramente Porto Selvaggio, una località del comune di Nardò, tra Gallipoli e Porto Cesareo. Nel 1980 fu istituito il Parco naturale regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano. Leggi tutto “Porto Selvaggio: un paradiso incontaminato nel Salento”
Tradizione pasquale nel Salento: la ricetta della cuddura
La Pasqua è forse la festività più sentita e celebrata dal mondo cristiano: sono molti, infatti, gli eventi che si svolgono nel corso dell’intera Settimana Santa, in primis tutte le processioni che rievocano la Passione vissuta dal Cristo. Leggi tutto “Tradizione pasquale nel Salento: la ricetta della cuddura”
Cosa vedere a Lecce in due giorni: scopriamolo insieme
Lecce è una meravigliosa città pugliese, capoluogo del Salento, capace di proporre tanti spunti per un’affascinante esperienza turistica alla scoperta di reperti, edifici storici, artistici e culturali. Leggi tutto “Cosa vedere a Lecce in due giorni: scopriamolo insieme”
Luminarie nel Salento: una storia da conoscere
Quando si pensa al Salento, si pensa subito alle sue spiagge dorate, al mare cristallino che le bagna e al barocco di in cui sono intrisi molti borghi di questo splendido e assolato lembo meridionale della Puglia.
L’altro aspetto che contraddistingue il territorio è quello legato alla sua cultura che, tramite feste e tradizioni antichissime, si tramanda da secoli preservando alcune specificità del luogo come le luminarie. Queste strutture illuminate da centinaia di lampadine colorate sono un must in ogni sagra e festa patronale salentina, illuminando i borghi di una nuova luce di festa che incanta grandi e piccini, cittadini e turisti.
L’origine delle Luminarie
Cibo tipico come pasticciotti e frise, fuochi d’artificio, processioni, giostrine e musica: questi sono gli ingredienti principali di ogni festa in Salento e le Luminarie, chiamate anche parature, sono la ciliegina su una torta tutta da vivere e gustare. Assumono forme classicheggianti o innovative, raffigurano navate di chiese o celebri monumenti, gallerie iridescenti o cassarmoniche e la loro luce rischiara le serate di festa salentine. Le luminarie, realizzate principalmente in legno di abete e costruite in maniera tale da resistere a ogni sorta di intemperia, sono considerate vere e proprie opere d’arte e i paraturi potrebbero essere benissimo paragonati alle maestranze che si adoperano per preparare le più belle scenografie all’interno dei teatri.
La tradizione delle Luminarie è molto antica, anche se un input decisivo avviene solo nei primi decenni del ‘900 quando le lampadine elettriche soppiantarono quelle alimentate ad olio prima e a carburo poi.
Le prime luminarie però appaiono già nel XVI secolo quando venivano costruite strutture in legno in base a bozzetti di artisti di fama assoluta come Michelangelo, il Bernini, Fontana e Pietro da Cortona: si può dire che questi maestri, assieme al contributo di filosofi e letterati del calibro di Tesauro e Sforza Pallavicino, si comportavano quasi da registi nelle feste cittadine che rappresentavano un’occasione di svago per il popolino, vessato dalla povertà e dalla fame.
Questa tradizione, che coinvolgeva nobili, religiosi e borghesia, arrivò presto anche nel Salento: si pensi che a Lecce contribuirono alla realizzazione delle luminarie artisti locali e il grande maestro Zimbalo, che con il suo genio ha lasciato un’impronta nei monumenti più importanti della città barocca, dalla Basilica di Santa Croce al Duomo.
Le Luminarie del Salento
Si può dire che in Salento le Luminarie rappresentavano pienamente lo stile architettonico barocco, ponendosi quasi come bozzetti luccicanti in base ai quali saranno poi realizzati edifici e palazzi dalle facciate in pietra riccamente decorate. Col passare del tempo si può dire che la Terra d’Otranto si affermò pian piano come la patria delle Luminarie, ma l’arrivo delle idee rivoluzionarie dalla Francia a fine ‘700 influenzò anche il corso di questa tradizione.
Quelle idee rivoluzionarono quell’Ancient Regime che da secoli proseguiva intatto nella sua suddivisione tra classi sciali, nei privilegi per pochi e nei doveri per molti. Questa corrente di pensiero, assieme al brigantaggio che imperversava nel sud Italia, portò a un lento declino dell’arte delle parature anche nel Salento.
Bisogna attendere gli anni 30 del ‘900 per assistere a un recupero delle antiche tradizioni popolari, proprio come è avvenuto per le masserie salentine che, dopo un periodo di abbandono, furono recuperate per mantenere il ricordo di quella cultura contadina che è parte integrante della terra salentina. Oggi le ditte che con le luminarie illuminano le feste e le sagre salentine riscuotono enorme successo in giro per l’Italia e per il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti d’America.
Le luminarie di Scorrano
A 30 Km da Lecce sorge quella che è considerata la “Capitale Mondiale delle Luminarie”: si tratta di Scorrano dove ogni occasione è propizia per mettere in mostra l’arte delle parature, particolarmente apprezzabile in questo borgo salentino. C’è la Festa della Luce che illumina Scorrano dall’8 dicembre al 6 gennaio, ma soprattutto la festa patronale che viene organizzata in onore di Santa Domenica dal 5 al 10 luglio.
Durante le Notti delle Luci la cittadina all’imbrunire diventa una piccola Las Vegas, con le luminarie illuminate da migliaia di lampadine illuminate e sistemate in modo tale da ricreare il disegno voluto: la loro accensione è uno dei momenti imperdibili della festa, tra musiche coinvolgenti che rendono l’atmosfera ancora più frizzante e gioiosa.
Le scenografiche parature che punteggiano le strade e le piazze di Scorrano sono realizzate da famiglie di artisti nel settore come De Cagna e Mariano: le strutture, che sfiorano anche i 40mt di altezza, riproducono torri, castelli, gallerie, archi, frontoni merlettati ma anche piramidi e dolmen, a seconda del tema della festa che varia ogni anno.
Le Luminarie di Scorrano affondano le radici al lontano 1600 quando Santa Domenica apparve un giorno a un’anziana signora del paese: la santa promise alla donna la salvezza dell’intera cittadinanza dalla peste avanzante, ma in cambio ogni cittadino avrebbe dovuto accendere alla finestra un lumicino come segno di gratitudine per la grazia ricevuta.
Masseria nel Salento
Per respirare appieno l’atmosfera autentica della Puglia, scegli una masseria nel Salento per il tuo soggiorno. Il fascino senza tempo della Tenuta Masseria Chicco Rizzo, un’antica dimora ristrutturata di recente e a pochi chilometri da Lecce, renderà speciale la tua permanenza.
L’architettura tipica della tradizione salentina regala scorci meravigliosi, da ammirare nei momenti di puro relax, come quelli da trascorrere a bordo piscina. Vieni a trovarci: ti accoglieremo con cordialità e ti garantiremo il massimo comfort!
I 10 piatti tipici salentini da non perdere
Incastonato tra l’Adriatico e lo Ionio, il Salento vanta una cucina creativa, semplice e ricca di tradizioni che sarebbe un peccato non sperimentare.
In questo articolo ti accompagnerò alla scoperta di quelli che ritengo essere i 10 piatti salentini imperdibili per chi visita questa regione della Puglia.
Puccia: semplice bontà
Forse il piatto più rappresentativo della semplicità gastronomica del territorio è una merenda che risale all’epoca dei Romani, quando i soldati della capitale marciavano per tutto l’Impero portandosi appresso quello che oggi chiameremmo spezza-fame.
Si tratta di un pane di forma semi-rotondeggiante che in passato era condito con interiora di pesce, ma che oggi è realizzato con un impasto di olive e farcito con tonno, pomodori secchi, capperi e altre verdure.
È usanza consumarlo anche nei periodi di quaresima legati al calendario cristiano oltre che come gustoso aperitivo (magari accompagnato da un Primitivo).
A colazione con moderazione
Per i contadini salentini che lavoravano la terra con fatica era importante contare su di un pasto che combinasse le loro modeste possibilità economiche con la necessità di un buon apporto energetico: ed ecco la scurdijata.
Ritroviamo in questa pietanza tutti gli elementi tipici della cucina povera come i legumi, le verdure (cicorie e rape) e del pane raffermo che spesso veniva abbrustolito sul fuoco e usato al posto del piatto.
Il trionfo della dieta mediterranea!
La vita in un piatto di pasta
La pasta ha un ruolo importante presso tutte le civiltà cresciute sulle coste del Mediterraneo, ma in Italia rappresenta un patrimonio nazionale.
In Salento non mancano le paste tradizionali, tra le quali Tria, un piatto a base di tagliatelle, legumi (soprattutto ceci) e guarnita con pasta fritta (friuzzuli in salentino). La pietanza sarebbe nota fin dai tempi della Magna Grecia e il suo nome in greco significa appunto 3 a richiamare gli elementi del piatto.
Il piatto della domenica nella penisola salentina è rappresentato dalle sagne ‘ncannulate, uno dei formati di pasta più famosi della regione.
Fino agli anni ’50 del secolo scorso le sagne erano realizzate con farine di grani poveri risultando di colore scuro.
La loro origine rimanda a San Giuseppe, forse a causa della loro forma che ricorda quella dei trucioli di legno tipici delle botteghe dei falegnami, e ancora oggi si usa consumarli il 19 marzo in onore del Santo.
I condimenti cambiano di città in città e vanno dal semplice sugo di pomodoro e basilico, all’aggiunta di polpette o ricotta piccante (come nella ricetta leccese).
Un altro piatto di pasta molto famoso è quello dei maritati che in realtà racchiude due formati differenti; orecchiette e minchiareddhri (dalla forma allungata) sono presentati nello stesso piatto che si serve tipicamente nei pranzi di nozze e rappresenta l’unione del sesso maschile e femminile propiziando la fertilità.
Piatti di mare
In una penisola tra due mari non possono mancare pietanze nate dalla tradizione povera.
Per i marinai era fondamentale riuscire a conservare nel tempo i prodotti delle loro fatiche: è così che la scapece è diventata un piatto tra i più famosi del Salento.
Realizzata con pesci di piccole dimensioni fritti in olio e marinati a strati alternati con mollica di pane imbevuta di aceto e zafferano.
Questa è la ricetta base alla quale sono poi aggiunte spezie ed erbe a seconda del territorio; oggi la tradizione affida ai pescatori gallipolini i segreti della scapece che è il piatto cittadino, arricchito con menta, alloro e pepe in grani.
Tra le ricette più antiche ancora consumate nel territorio salentino figura il polpo alla pignatta. La cottura del cefalopode si caratterizza per i tempi molto lunghi e soprattutto per la pignatta, la pentola tradizionale in terra cotta che veniva avvicinata alla fiamma e mai sistemata sopra di essa.
Questo piatto veniva già preparato al tempo della dominazione ellenistica ed è stato poi integrato con l’aggiunta della patata quando Colombo scoprì le Americhe.
I pescatori ellenici però hanno lasciato le loro tracce anche in un altro piatto: il quataru, una zuppa di pesce.
Il pescato che non poteva essere venduto perché troppo piccolo o rovinato, veniva mangiato a bordo della nave dopo essere stato cotto a lungo con la verdura a disposizione sull’imbarcazione. Nasceva in questo modo la famosa zuppa che come nel caso del polpo alla pignatta prende il nome del recipiente in cui si prepara; il quataru infatti è un voluminoso calderone usato per la realizzazione del piatto.
I dolci salentini
Non possono mancare i dolci nel panorama gastronomico salentino.
Il pasticciotto leccese è il re della pasticceria locale con il cuore di crema pasticcera racchiuso nella friabile frolla è una tipica merenda servita con un caffè o una granita di mandorle.
Durante le feste invece i dolci per definizione sono i mustazzoli, biscotti non lievitati e ricoperti di cioccolato la cui origine pare sia araba a ulteriore testimonianza dell’alternanza di popoli che da sempre ha arricchito col proprio passaggio la ricca cucina tradizionale salentina.
Dove mangiare in Salento
Una vacanza in Salento, quindi, non può certo prescindere dalla degustazione dei piatti tipici locali. Scegli una Masseria con Ristorante in Salento per avere la certezza di gustare le deliziose pietanze della tradizione, realizzate con prodotti genuini. Presso il Ristorante della Tenuta Masseria Chicco Rizzo, vicino Lecce, potrai assaggiare sappiamo coccolare anche i palati più esigenti!
Cosa vedere a Otranto in due giorni: scopriamolo insieme
Il suo nome evoca vacanze estive all’insegna di un mare straordinariamente turchese, di serate passate sulla spiaggia al chiaro di luna e di spiagge dall’aspetto esotico: Otranto è questo ma anche molto altro, grazie all’intensa storia che si porta sulle spalle e che ancora oggi si legge sui suoi monumenti e chiese. Otranto è considerata la cittadina italiana più a est del Paese, quella che per prima vede l’alba: il vicino Faro di Punta Palascia, tra i più importanti del Mediterraneo, regala alcune delle aurore e dei tramonti più belli in assoluto, senza contare che nello spettacolare tratto di mare antistante le acque del Mar Ionio e dell’Adriatico di fondono in un’unica distesa d’acqua infinita.
Primo giorno nel centro storico di Otranto
Il nome Otranto secondo alcuni richiama Odronto, il piccolo colle sul quale sorge la cittadina mentre secondo altri rimanda al fiume Hydruntum che percorre la Valle d’Idro. Il borgo è stato fondato dai greci, per poi diventare municipio romano nel 757 e successivamente dominio di popoli quali bizantini, angioini, aragonesi, veneziani fino ai francesi. Ogni dominazione ha lasciato tracce in questa cittadina fortificata, il cui patrimonio storico-artistico può essere visitato in due giorni a partire dal centro storico: per accedervi si oltrepassa la Porta Alfonsina, unico accesso che si apre sulle antiche mura che cingono la cittadina prospiciente il mare. Il cuore antico di Otranto è un gioiellino storico fatti di vicoli stretti, ripide salite, botteghe artigianali, cortili e piazzette con sullo sfondo la costante presenza del mare, che spesso ha rappresentato un pericolo per Otranto perché da qui provenivano i maggiori pericoli.
Emblematico l’anno 1480 quando arrivarono i pirati saraceni, portando morte e devastazione tra le mura della città e nella meravigliosa Cattedrale di Santa Maria Annunziata. La chiesa normanna risale al 1088 e ha una facciata con tetto a spiovente dove spiccano un rosone in stile gotico arabo del XV secolo e un portale barocco del 1764. All’interno sorge la Cappella dei Martiri dove sono custoditi i teschi e i resti ossei dei cristiani uccisi nella stessa chiesa e sul Colle di Minerva dai turchi di Maometto II. Il vero gioiello della Cattedrale è anche il mosaico pavimentale raffigurante l’Albero della Vita e realizzato nella metà dell’anno 1100 da un monaco dell’Abbazia di San Nicola di Casale: rappresenta una sorta di percorso iniziatico che l’uomo deve intraprendere per raggiungere la salvezza della propria anima e raffigura non solo figure religiose ma anche fantastiche e mitologiche come Artù, la dea Diana e personaggi del Ciclo Bretone.
Ancora più antica è la chiesetta bizantina di san Pietro, all’interno della quale sono custoditi affreschi bizantini tra i quali La Lavanda dei Piedi del Cristo.
Il Castello Aragonese e le spiagge più belle
Il secondo giorno a Otranto non può non cominciare dall’altro simbolo della cittadina ovvero il Castello Aragonese affacciato proprio sul mare cristallino che bagna la cittadina salentina. Nonostante la versione attuale, progettata da Ciro Ciri per volere di Ferdinando I d’Aragona, risalga alla fine del ‘400, la primissima pietra del castello fu posta nel lontano anno 1000 prima che i turchi distruggessero tutto.
Il Castello Aragonese è cinto da un fossato ed è formato dal Forte dove alloggiava la guarnigione e dalla Fortezza Rossa costruita in mattoni: al cortile interno, dal quale si raggiungono le camere del piano superiore tramite una scala, si accede varcando il monumentale ingresso principale sovrastato dallo stemma di Carlo V.
Il castello di Otranto incanta e affascina oggi come in passato e lo scrittore Horace Walpole vi ha addirittura preso ispirazione per scrivere il romanzo “Il Castello di Otranto”, a tutti gli effetti il primo romanzo gotico del panorama letterario. Questa fortezza, sede di eventi, mostre di grande richiamo e perfino giornate medioevali con tanto di figure d’epoca, appare oggi luminoso e bellissimo alla luce del Salento: eppure si narra che di notte si aggiri lo spettro di un cavaliere senza testa che, con tanto di spada sguainata, si aggira per le mura del castello in cerca di nemici da combattere. Chi prova a dare un fondamento storico a questi ipotetici avvistamenti giura che si tratti del fantasma del conte Giulio Antonio Acquaviva, morto proprio durante un assedio dei Turchi alla città.
Le mura del castello saranno pure infestate ma il panorama che regala sul porticciolo sottostante e le barche ormeggiate che sembrano galleggiare sul mare trasparente è semplicemente spettacolare.
Chi volesse suggellare la visita a Otranto con un bagno in mare può approfittare delle spiaggette cittadine oppure raggiungere Alimini, Torre dell’Orso con gli iconici faraglioni che emergono dal mare oppure Baia dei Turchi: la leggenda vuole che su questo arenile fatto di soffice sabbia bianca circondata dalla profumata macchia mediterranea, siano sbarcati i turchi proprio nel 1480, quando Otranto conobbe la loro furia distruttiva.
Il tuo soggiorno in Masseria in Salento, vicino Otranto
Otranto, Lecce, Gallipoli, Leuca sono solo alcune delle località più belle del Salento, che ha mille risorse per soprenderti in ogni suo angolo. Per il tuo soggiorno scegli una bellissima Masseria in Salento, in una posizione strategica per raggiungere le più popolari destinazioni turistiche del Tacco d’Italia.
La Tenuta Masseria Chicco Rizzo, nel cuore della penisola salentina, è la soluzione perfetta per chi ricerca la massima tranquillità e il massimo comfort lontano dalle folle dei turisti. Da qui potrai, comunque, agevolmente raggiungere i posti che preferisci per una vacanza su misura per te e la tua famiglia!